SULMONA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL 39
La poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere
Le parole puntuali di Calvino tracciano un percorso fondamentale nella considerazione del valore della brevità come elemento cardine nell’ambito di una produzione letteraria significativa. Un concetto il cui nucleo di senso è possibile estendere facilmente anche ad altre forme espressive che della sintesi fanno il proprio tratto distintivo. Il cortometraggio opera per mezzo di una contrazione temporale che mira a condensare, proprio come la poesia, la vita in una forma compiuta e illuminante. Potente, liberatoria, essenziale nel tentativo di dare armonia al dedalo di emozioni e sensazioni che definiscono il nostro stare al mondo. Perché se è mai possibile suggerire una caratteristica propria di questi autori, allora è individuabile proprio nella capacità di plasmare una forma partendo dall’indefinitezza per arrivare alla materia. Sia essa scrittura o immagine, ogni opera assume i tratti di una metamorfosi che mette a fuoco un fulcro di significato prima sconosciuto. Ed è impossibile prescindere da questa consapevolezza: ogni atto artistico è un atto di scoperta. Tanto per l’autore quanto per il fruitore. È un viaggio nella notte al termine del quale veniamo investiti dalla forza rivelatrice di una luce nuova. La poetessa polacca Wisława Szymborska scrisse uno dei più bei componimenti sul tema della poesia che io ricordi e il cui finale è questo: La poesia/ma cos’è mai la poesia?/Più d’una risposta incerta/è stata già data in proposito./Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo/Come alla salvezza di un corrimano. Una specie di confessione di umanità che sfugge alle definizioni granitiche e si abbandona dell’atto creativo puro, rischioso ma inevitabilmente salvifico. Allora l’opera filmica, il cortometraggio, come la poesia, diventa una possibilità di riflessione libera sull’amore, sulla maternità, sulla sessualità, sulla perdita e la mancanza. Temi da esplorare in una prospettiva che consideri la durata non un limite ma un’estensione del nostro tempo interiore. Perché in un particolare si nasconde un universo e nei dettagli abitano intere esistenze. Questa trentanovesima edizione del Sulmona International Film Festival si affida al potere delle emozioni nella consueta declinazione della produzione filmica internazionale breve. Sessanta opere che raccontano di un altrove vicino a tutti noi, sconosciuto ma familiare proprio perché attinge alla fonte comune dei sentimenti universali. Perdiamoci allora in questo bicchiere e nuotiamo con l’intento di ritrovarci.
Carlo Liberatore
Un’onda travolgente che evoca, per tensione e maestosità, l’archetipo grafico di tutte le onde moderne, quella del giapponese Hokusai. Flutti informi, cristallizzati in un frame, conducono una danza di emozioni in tutte le lingue del mondo. Pian piano si fanno più misurati, trovano un canale. L’acqua entra placida nel contenitore che le dà forma e senso. Il disegno dell’artista spagnolo Dani Torrent illustra uno degli aspetti principali del festival 2021, che vuole ragionare non solo sulla brevità connaturata al mondo dei cortometraggi in cui ci immergiamo, ma anche e soprattutto sulla prodigiosa abilità, tipica dei veri poeti, di tradurre gli innumerevoli impulsi e aspetti dell’esistenza condensandone l’essenza. Incontri con autori che, come il giornalista Franco Avallone, utilizzano linguaggio sintetico e forme stilistiche paratattiche che esaltano la brevitas ed evocano immagini e atmosfere filmiche; artisti visivi che in tavole autoconclusive danno voce e vita ad aspetti intimi del quotidiano come Coma Empirico, al secolo Gabriele Villani. Instagrammatiche pillole di cinema proposte dal collettivo di scrittura creativa Writing Monkeys.
E, infine, brevi e attente conversazioni per indagare, grazie a Talk With Dance, gli aspetti poco noti del cinema sperimentale contemporaneo.
Saranno queste le altre occasioni di incontro di un festival in cui la volontà di approfondire tali distillati di emozioni non ci esime dalla tradizionale offerta di lungometraggi per il nostro affezionato pubblico della sala sulmonese: “L’arminuta”, “A Chiara” e “I nostri fantasmi” sono i tre film che vedremo nell’accogliente Cinema Pacifico. Il primo, tratto dal best seller dell’autrice di Arsita (Teramo) Donatella Di Pietrantonio, ha un cast di giovani attrici e attori abruzzesi, al fianco di nomi affermati quali Vanessa Scalera e Fabrizio Ferracane. Il secondo è diretto da Jonas Carpignano, pluripremiato a Cannes e ai David di Donatello, già ospite del nostro festival con il suo film precedente “A Ciambra”. Infine “I nostri fantasmi” è l’opera seconda del talentuoso Alessandro Capitani, vincitore un lustro fa, con il cortometraggio “Bellissima”, del primo SIFF dedicato al cortometraggio.